E’ esperienza corrente per un professionista del settore, incontrare pazienti che convivono con ulcere cutanee che non guariscono, anche da anni. Si definisce ulcera cronica una lesione cutanea che non guarisce in sei settimane.
Oltre questo periodo temporale, che la letteratura scientifica ci mette a disposizione, è irrinunciabile rivalutare compiutamente il paziente, la sua storia clinica, la sua condizione sociale e familiare, e anche i trattamenti locali posti in essere.
Se la guarigione non arriva evidentemente c’è qualcosa che non va e deve essere identificato e possibilmente rimosso, pena l’insuccesso terapeutico con il perseverare di sofferenze logoranti per il paziente e per i suoi familiari.
Di fondamentale importanza è l’inquadramento del paziente, capire la causa dell’ulcera e se sono presenti altre infezioni in atto, come per esempio una polmonite o altre comorbilità come diabete, vasculopatie, assunzione di farmaci che ritardano la guarigione (Cortisone, chemioterapici) e quant’altro serva a dare un giudizio e una consulenza specialistica provveduta. Come ho citato altre volte lo stato nutrizionale del paziente gioca un ruolo cardine nella guarigione delle ferite.
Un paziente denutrito o malnutrito non potrà guarire poichè sono insufficienti i nutrienti che occorrono all’organismo, per riattivare i processi riparativi. L’infermiere che si approccia a questi casi clinici, oltre ad avere una consolidata esperienza, deve avere un metodo scientifico operativo basato sulle evidenze scientifiche, basti pensare che anche la temperatura ambientale domestica fa la differenza.
Uno studio del 2005 (MacFie et al 2005) ha evidenziato che una bassa temperatura ambientale si riflette sulla bassa temperatura corporea, tanto da ritardare la guarigione.
Dopo aver parlato in modo esauriente con il paziente e i suoi cari, si provvederà, soltanto a quel punto, all’esame della ferita. “Leggere la ferita” non è una cosa empirica è un atto scientifico come leggere un elettrocardiogramma o un elettroencefalogramma, che alla quasi totalità delle persone assomiglia all’arabo.
La sede, la forma, i margini della ferita e il fondo della stessa danno al professionista le indicazioni sulla genesi dell’ulcera e le sue modalità di trattamento. E’ un dato acclarato che le ferite cutanee croniche in ogni loro fase, hanno bisogno del suo trattamento appropriato.
Oggigiorno la medicina moderna mette a disposizione trattamenti validati ma sconosciuti al grande pubblico, in grado di sbloccare situazioni ferme da mesi sempre che siano applicate in modo personalizzato al paziente.
Un trattamento poco rammentato è l’innesto cutaneo con pelle da donatore o sostituto dermico, come la terapia a pressione negativa, trattamenti che comunque devono essere gestiti da personale qualificato e specializzato in materia.